Un piacevole sottofondo musicale pervade i luminosi reparti della Brinel di Casella d’Asolo, satellite della Brionvega milanese: giovani lavoratori e lavoratrici brillano nei loro camici bianchi dietro le ampie vetrate dello stabilimento.
Per dieci minuti a turno, i dipendenti escono nei giardini, tra statue e alberi da frutto, per fare una pausa. Nel bacino idrico vicino allo stabilimento, pensato come riserva d’acqua in caso d’incendio, sguazzano varie specie di pesci.
All’interno della fabbrica ogni dettaglio è studiato con eleganza, dalle scrivanie ai portaombrelli, e la stessa ossessione si può osservare nel design delle radio e delle televisioni prodotte, destinate a diventare oggetti da collezione.
La paga è buona e superiori e sottoposti parlano e discutono con rispetto, quasi alla pari. Le parolacce sono bandite e quando ci si sposa, il signor Brion regala agli sposi una Cubo Ts522.
Per certi aspetti questa sembra la descrizione di un’azienda contemporanea che insegue modelli di welfare evoluti: invece è un tuffo indietro negli anni Sessanta, quando le fabbriche erano semplicemente fabbriche e, per molte famiglie, anche l’unico modo per portare a casa il pane.
I testimoni della Brinel-Brionvega di Casella d’Asolo, dai capi reparto alla produzione, confermano che “vi si andava a lavorare felici”, ed proprio su questo tema, quello della “fabbrica della bellezza”, che insiste la mostra inaugurata sabato sera alla sala della Ragione del Museo Civico di Asolo.
Organizzata dalla Pro Loco della Città di Asolo, ideata e curata dal giornalista Daniele Ferrazza, la mostra ripercorre la storia di questa fabbrica fuori dal tempo, seguendo le testimonianze dirette di chi ci ha lavorato attraverso l’esposizione della collezione di radio e televisioni di Franco Gigliello, a lungo capo fabbrica dello stabilimento di Casella d’Asolo (ancora visibile all’esterno e operativa, sul lato opposto dell’incrocio tra la Marosticana e via Foresto nei pressi della Tavernetta).
Assieme a questi oggetti, ancora ricercatissimi per via del design iconico e originale, sono stati esposti documenti e fotografie, tra cui quelle di Gianni Berengo Gardin, realizzate nel 1971 per una rivista di architettura.
La mostra “tira fuori dalle tasche” anche quei piccoli cimeli che nascondono le storie intime, personali, degli operai di allora, alcuni dei quali hanno raccontato della fabbrica in un breve documentario visibile nelle stanze del Museo Civico.
Lo stabilimento Brionvega è stato importante per lo sviluppo della città di Asolo: l’imprenditore Giuseppe Brion, originario di San Vito di Altivole, teneva particolarmente che la sede di Asolo rappresentasse il brand che, come racconta Franco Gigliello, “voleva diventasse come l’Omega per gli orologi”.
L’accordo con il sindaco dell’epoca Giovanni Fantinel ha creato a una struttura ancora oggi capace di sorprendere, che viene inaugurata nel maggio del 1967 e che darà lavoro, fino al 1985, a circa 150 persone.
Secondo quella che per qualche tempo è stata la sua segretaria, Renza De Luchi, il signor Brion avrebbe voluto costruire un villaggio residenziale per i suoi dipendenti sulle colline di Pagnano d’Asolo.
“Con questa mostra non vogliamo celebrare un marchio ma dare valore a una visione imprenditoriale, che ha segnato il tessuto sociale della nostra città e che ancora oggi vive negli ex-dipendenti – spiega la presidente della Pro Loco, Beatrice Bonsembiante, che ha coordinato il progetto – È dalla forza del loro orgoglio di aver lavorato in Brionvega che nasce questo progetto”.
La mostra, promossa anche dalla Cna Asolo e da 32 via dei Birrai e con il patrocinio della Regione del Veneto, della Camera di commercio di Treviso e Belluno, di M9 Museo del Novecento e della Fondazione Fiera di Milano, resterà aperta dal 3 aprile al 1° maggio tutti i sabati e festivi con orario 9.30-12.30 e 15-19. L’ingresso è gratuito.
(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it)
(Foto: Mostra Brionvega).
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