“Importante è conoscere e per conoscere bisogna andare nei luoghi, incontrare la gente, parlare con loro. Solo allora tutto il mondo ti viene incontro come un’onda”.
Era soltanto una bambina quando le regalarono una copia di “Mille e una notte”: l’incipit di un racconto d’avventura secolare che, oggi, dopo esattamente 127 anni dalla nascita può essere rivissuto ad Asolo, nella “stanza di Freya” del Museo Civico.
Si tratta di una ricca esposizione a lei dedicata, e grazie a un evento ricco di letture e curiosità, questa sera alle 21, al racconto di una delle penne femminili più importanti nel panorama letterario del Novecento.
Pioniera del travel writing e dei più moderni reportage di viaggio ma soprattutto icona della libertà e dell’emancipazione femminile, Freya Madeleine Stark nacque a Parigi nel 1893 e morì nella maestosa “Villa Freya” ad Asolo nel 1993: ebbe una vita straordinaria, che dipinse con la penna e la macchina fotografica su una tela prettamente autobiografica composta da trenta opere complete, oltre a un’altra discreta quantità di corrispondenze private.
La forza narrativa del diario di viaggio, con una voce vivace e a tratti ironica, incuriosì intere generazioni che, un po’ come farebbe oggi un moderno influencer ma in modo molto più approfondito e intimo, portava con sé nei suoi viaggi.
I temi interessarono soprattutto il Medio Oriente, ma non solo: a 88 anni, per esempio, la Stark attraversava l’Himalaya in groppa a un pony.
Questo perché, vivendo in prima persona l’intensità dei viaggi, Freya non si limitava agli stereotipi, che finora erano stati attribuiti a quel mondo e descriveva in soggettiva l’esperienza mentre la viveva: la “recollect in tranquillity” di William Wordsworth lasciava spazio a una scrittura molto più immediata, capace di ridurre le distanze geografiche tra un posto e un altro e tra l’autore e il lettore, che diventavano così compagni di viaggio.
La sua scrittura, che lei definiva “conseguenza naturale del viaggiare” era impreziosita da richiami che ricordano in qualche modo il racconto seriale, richiami che ancora oggi sono considerati da sceneggiatori e scrittori “perni narrativi” che agganciano il lettore alla trama: elementi della sua stanza, come armadio, la scrivania e il baule accanto alla porta, che raccontano prima delle parole la personalità di un’autrice che è silenziosamente personaggio, narratore e protagonista.
Il rapporto tra Asolo e quest’autrice suggerirebbe che, come culla di cultura e punto d’interesse turistico, il borgo rappresenti un capitolo importante (con vari richiami nel corso del secolo) del grande libro biografico dell’autrice: l’incontro con una città che è stata in grado di soddisfare la sua instancabile curiosità.
(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
(Foto: Wikipedia).
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