Toponimi della Marca trevigiana, Asolo: regine, poetesse, esploratrici e dive sulla cima del monte aguzzo

Alla ricerca del connubio ideale fra natura e cultura giungiamo ad Asolo, cittadina di novemila abitanti distesa sugli omonimi colli. Secondo una versione accreditata il toponimo discende dalla particella indoeuropea ak che evoca rilievi acuminati. Da questa deriverebbero gli antichi “Ačelum”, “Acelum”, “Acaelum” e “Accelum”, rintracciabili nelle testimonianze di Plinio il Vecchio (I secolo) e “Acillo”, menzionato da Paolo Diacono nel secolo VIII. Gregorio Magno, in età altomedievale, riferendosi alla chiesa asolana utilizza la locuzione “Acelinae ecclesiae”.

Asolo in estrema sintesi significa “borgo sul monte aguzzo”.

Raggiungiamo allora la sommità della Rocca, fortezza edificata fra il XII e il XIII secolo: da qui si possono scorgere i riflessi della laguna veneta e intuire le frastagliate creste dolomitiche. Giosuè Carducci, ammaliato dalle descrizioni del luogo, non ha esitato a definire Asolo come “la città dai cento orizzonti”.

Il poeta toscano fu uno dei tanti intellettuali, viaggiatori e artisti a essere sedotto da Asolo. Pietro Bembo (1470 – 1547) ribattezzò i suoi dialoghi sull’amore “Asolani”; Gian Francesco Malipiero (1882 – 1973), compositore alla ricerca di un irraggiungibile silenzio, ha ispirato il film “Poemi asolani” del regista tedesco Georg Bintrup.

Fra i tanti cantori e amanti del borgo trevigiano spiccano tre straordinarie personalità femminili. Caterina Cornaro (1454 – 1510) regina di Cipro, rinunciò al proprio regno in cambio dell’egemonia sull’asolano che seppe trasformare in un fecondo crogiuolo di artisti.

Freya Stark (1893 – 1993) eclettica esploratrice parigina, dopo aver visitato innumerevoli paesi e aver concluso una spedizione in Nepal già ottantottenne, scelse Asolo come buen retiro. Eleonora Duse (1858 – 1924), la Divina, dopo aver soggiornato a più riprese ad Asolo vi acquistò la Casa dell’Arco. Fermamente convinta a restare qui in eterno, oggi riposa nel cimitero di S. Anna.

La storia di Asolo è affascinante e superba come il suo blasone civico, un pardo rampante dal manto argenteo moscato collegato all’antica famiglia De Pardis e frutto di una concessione imperiale austriaca di metà Ottocento. Un simbolo che si differenzia dal tradizionale leone di San Marco e sembra addirittura precederlo. Quasi a sottolineare l’orgogliosa appartenenza degli asolani a un territorio che per il fascino della natura e il prestigioso retaggio culturale non è secondo a nessuno.

Per mitigare il ritorno alla quotidianità, prima di lasciare la nobile Asolo, concediamoci un aperitivo frugale a base di pane e “sopressa nostrana”, annaffiato da uno dei grandi vini locali. E non torniamo al punto di partenza passeggiando, ma asolando, come il poeta inglese Robert Browning (1812 – 1889) che, immerso nei propri pensieri in una sorta di stato di grazia, si lasciava condurre dalla bellezza del paesaggio.

(Autore: Marcello Marzani).
(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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