Marco Casagrande, scultore “dimenticato”? Nuovi studi per valorizzare il territorio e unire le comunità

 

Come spesso accade in Italia, è difficile che un profeta venga valorizzato nel suo Paese come è successo con lo scultore neoclassico Marco Casagrande, nato a Campea di Miane il 18 settembre del 1804, artista sconosciuto ai più.

In realtà, a Treviso, Conegliano, Valdobbiadene, Vittorio Veneto e nei territori del Quartier del Piave e della Vallata ci sono numerose testimonianze artistiche riconducibili allo scultore: 26 statue, 19 busti, 14 altorilievi, 4 medaglioni e un altorilievo monumentale ospitato sulla facciata principale di Villa Gera a Conegliano.

Inoltre, la scuola superiore di Pieve di Soligo è stata intitolata a Marco Casagrande nel 1995, attribuendo allo scultore di Campea il giusto riconoscimento.

Quello che non è avvenuto in patria si è invece manifestato in terra ungherese dove, dal 1833 al 1848, Casagrande è stato l’assoluto protagonista della scultura magiara.

Per 15 anni l’artista ha vissuto in Ungheria dopo essere stato chiamato da monsignor Giovanni Ladislao Pyrker, Patriarca di Venezia dal 1821 al 1827, per commissionargli le statue, gli altorilievi e i bassorilievi della splendida nuova cattedrale di Eger. Nel 1848, anno dei moti rivoluzionari in tutta Europa, Casagrande tornò in Italia e decise di appoggiarli. Una scelta politica che mise fine al suo successo internazionale.

Tornando alla sua infanzia, lo spessore artistico dello scultore di Miane, che apparteneva a una numerosa famiglia contadina, era stato notato da Giovanni Corbas, amministratore agrario della famiglia Gera di Conegliano che a Campea aveva una villa e ampi possedimenti terrieri.

L’uomo decise di puntare sul giovane, segnalando le sue spiccate qualità manuali ai tre fratelli Gera che, nel 1819, decisero di sostenere economicamente i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Venezia.

Casagrande
Nella città lagunare Casagrande è stato allievo prediletto del maestro Luigi Zandomeneghi, ha avuto l’onore di portare il feretro di Antonio Canova nel 1822 e si è distinto vincendo nel 1825 il primo premio al prestigioso concorso governativo promosso dall’Accademia di Brera. Non a caso, il 15 maggio del 1830, l’Accademia di Belle Arti di Venezia ha nominato Casagrande, a soli 26 anni, socio onorario per i suoi “rari talenti nell’arte sublime della scultura”.

I segni dell’opera artistica di Casagrande nell’Alta Marca Trevigiana si possono ammirare anche nella chiesa arcipretale di Cison di Valmarino, che ospita al suo interno due grandi cherubini in gesso, copie di quelli in marmo presenti nell’altare maggiore della cattedrale di Eger, e nelle due facciate otto sculture che raffigurano santi e altri soggetti religiosi.

Sempre all’interno della chiesa arcipretale di Cison di Valmarino, si trovano due busti scolpiti da Casagrande, che raffigurano monsignor Manfredo Bellati, vescovo di Ceneda, e il conte Girolamo Brandolini Rota.

Nella stessa Cison di Valmarino Casagrande acquistò nel 1851 la sua abitazione, che si trova vicino all’attuale chiesetta di San Vito, nella quale era presente anche il suo laboratorio.

Al centro del cimitero del paese, dove l’uomo riposa insieme alla moglie ungherese Maria Kovacs, si trova la stele tombale con l’autoritratto dello scultore in altorilievo, l’unica immagine dell’artista che è arrivata fino a noi.

Il duomo di Conegliano ospita l’opera più importante di Marco Casagrande realizzata dopo il suo ritorno in Italia dall’Ungheria: la scultura di San Leonardo (nella foto sopra), patrono della città, che si trova sul lato destro della chiesa, e tre altorilievi sulla vita del santo. Nel colle di Giano a Conegliano si trova invece il grande altorilievo inserito nel timpano di Villa Gera (1827).

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Lungo l’elenco di tutte le opere dell’artista presenti nella Marca Trevigiana, anche se meritano ancora una menzione i due cherubini dell’altare maggiore del duomo di Santa Maria Assunta a Valdobbiadene (nella foto sopra).

Gli stessi sono sempre delle copie in gesso dei cherubini in marmo presenti nell’altare maggiore della cattedrale ungherese di Eger, simili a quelli che si trovano nella chiesa arcipretale di Cison di Valmarino.

L’intento di Gianantonio Geronazzo e di Giovanna Capretta, valdobbiadenesi appassionati di storia locale che ci hanno accompagnato in questo viaggio alla riscoperta di Marco Casagrande, è quello di unire le comunità che ospitano le opere dello scultore di Campea nel loro territorio in un percorso di approfondimento delle creazioni dell’artista con possibili risvolti turistici.

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Speriamo che le nostre ricerche possano costituire un contributo utile a riportare nella sua giusta dimensione la figura e l’opera di Marco Casagrande – hanno affermato Capretta e Geronazzo – ed essere al contempo occasione, con il progetto “Sulla via di Marco Casagrande”, per valorizzare i territori e le comunità dell’Alta Marca Trevigiana dove ha lavorato”.

Ringrazio l’amministrazione comunale di Miane, nella persona del sindaco Denny Buso, e la Pro Loco guidata dal presidente Attilio Simoni, – aggiunge Geronazzo – per aver favorito questi studi sull’illustre concittadino di Campea. Il mio auspicio è che questo progetto possa stimolare ulteriori ricerche capaci di aggiungere nuovi particolari per approfondire ulteriormente l’opera dell’artista”.

“Un sentito ringraziamento alla redazione di Qdpnews.it – conclude Gianantonio Geronazzo -, che manifesta con questo speciale su Marco Casagrande sensibilità e attenzione per far conoscere l’arte e la vita di questo scultore neoclassico trevigiano”.

(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
(Illustrazione a cura di Alessandra Ciacci – Liceo Artistico Munari Vittorio Veneto)

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