Sul Grappa verso la croce del Col Fenilon: i pascoli scelti dai Collalto, tra maggiociondoli e lupi “mannari”

 

Basta dire “Monte Grappa” per attirare l’attenzione degli appassionati di escursioni in montagna che abitano in provincia di Treviso: quest’anno molti di loro hanno scelto il massiccio come meta domenicale per via della notevole varietà di sentieri tra la provincia di Treviso e quella di Vicenza.

Anche se queste montagne richiamano alla memoria gli eventi della Prima Guerra Mondiale, filo spinato, trincee e monumenti ai caduti non sono gli unici punti d’interesse da poter scoprire: non a caso la biosfera del Grappa aspetta con trepidazione, proprio in questi mesi, il coronamento a Mab Unesco.

Salendo sul Grappa dalla parte di Romano d’Ezzelino lungo la strada provinciale 148 e superando i tornanti e i vari villaggi colonici, si raggiunge un bivio tra via Col Fagheron e via Colli Alti.

Entrambe le strade portano a Col Fenilon, destinazione centrale di quest’itinerario: è inconfondibile la grande croce che contraddistingue questa collinetta, dove è possibile ammirare l’altopiano d’Asiago, il gruppo massiccio del Brenta, le Feltrine, l’Asolone e Cima Grappa.

È curioso osservare la verticalità degli Spalti della Valsugana, dove i sentieri sono davvero impervi e riservati ai polpacci più forti. Per raggiungere la croce, Mary, Marta ed Elena di NaturalMenteGuide, ciaspe ai piedi e racchette in mano, s’immergono nelle nuvole che invadono i pascoli, cercando di non smarrire il sentiero e la direzione.

La storia dei Colli Alti è molto più vicina di quanto si possa immaginare ai territori della Sinistra Piave: il nome viene proprio da Collalto, la famiglia che lì deteneva varie proprietà.

col Fenilon

Il Col Fenilon è sempre stato sinonimo di buon fieno, da qui il nome, e quindi un luogo ideale per la monticazione: “Una delle particolarità dei Colli Alti è il mosaico di “siepi” e prati aperti: in genere a salire per il pascolo era una sola famiglia del paese, che portava in quota anche i capi dei vicini – spiega Elena – I contorni di maggiociondolo e faggio servivano a delimitare le proprietà dei pascoli in modo evidente”. “Il maggiociondolo fa dei fiori gialli molto simili alla robinia, avverte Marta, ma attenzione a non usarli per fare le frittelle”.

Passeggiando nella nebbia verso la cima del Fenilon si incontra un recinto che protegge una cavità carsica: la buca si è aperta improvvisamente nel 1997 e da una ricerca del gruppo speleologico di Bassano parrebbe avere una profondità di circa 20 metri.

Ai piedi della collinetta sono presenti quelli che si potrebbero chiamare “corridoi ecologici” ovvero delle strade e dei sentieri che vengono battuti quotidianamente dagli animali selvatici: la val Manara prende il suo nome proprio dal fatto che anche anticamente i lupi la percorrevano per spostarsi da una parte all’altra del massiccio.

Proprio da “lupo mannaro” verrebbe il nome di questa valle, dove ancora oggi capita di individuare lunghe piste di impronte ordinate: in genere una sola, perché gli esemplari del branco mettono le zampe nella stessa orma, così all’apparenza sembra essere passato un unico animale.

Queste non sono che alcune delle curiosità presenti sul Monte Grappa, che è così vasto e vario che gli appassionati di fotografia naturalistica, di storia e di trekking lo esplorano a episodi, domenica dopo domenica.

Scendendo, lungo la strada tre faggi secolari marcano la storia di un luogo dove gli uomini si intrattenevano in tempo di guerra in compagnia femminile. Questo casolare, come molti altri in stato di abbandono, devono ancora trovare il proprio posto nel futuro ma le progettualità del dossier Mab Unesco stilate dai 25 comuni sembrano suggerire delle soluzioni promettenti.

 

(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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