L’Oasi di Cervara: alla scoperta della palude nel Parco Naturale del Sile fra mulini del Trecento, acque cristalline, cicogne, gufi e uccelli rari

Ad appena 10 km da Treviso, percorrendo la strada provinciale 17 che da Quinto di Treviso porta a Badoere di Morgano, si raggiunge l’ingresso di quello che al primo sguardo appare come “un altro mondo”.

L’Oasi di Cervara rappresenta uno dei principali punti d’accesso al Parco Naturale del Sile ed è ben inserita nella rete ciclabile del Parco, offrendosi come meta ideale non solo per gli amanti del cicloturismo, ma più in generale per chiunque abbia voglia di “scalare una marcia” rispetto ai tempi frenetici della vita quotidiana e di respirare aria pulita.

L’Oasi, dagli anni Ottanta di proprietà del Comune di Quinto di Treviso, oggi è gestita da una piccola cooperativa (Alcedo Cooperativa Sociale) che si prende cura di quest’area paludosa di 250.000 metri quadri stretta fra il corso del Sile e il torrente Piovega.

Nel fine settimana e nei giorni festivi – anche feriali in caso di scolaresche – è possibile esplorare questo angolino di Trevigiano che racchiude un vero tesoro naturalistico e faunistico. In circa un’ora, passeggiando nel silenzio lungo un facile sentiero sterrato, si riscoprono le caratteristiche delle zone umide, delle quali, in particolare nella pianura padana a seguito della rivoluzione industriale, rimane poco o nulla.

La camminata inizia dal centro visite dove colpisce fin da subito uno splendido mulino del Trecento completamente restaurato oggi adibito a numerose attività didattiche. Anche il casone in canna palustre e poi la peschiera che s’incontrano seguendo il corso del Piovega, sono quanto rimane delle strutture tipiche delle aree paludose dove l’uomo un tempo era dedito perlopiù alla caccia, alla pesca delle anguille, alla molitura del grano, sfruttando attraverso i mulini la forza dell’acqua, e al taglio della legna.

Inoltrandosi man mano nell’Oasi si noterà non solo la purezza dell’aria, ma anche la limpidezza dell’acqua di risorgiva che sgorga di “fontanassi”. Grazie al lavoro della Cooperativa Alcedo oggi l’Oasi di Cervara ospita due importanti progetti di protezione faunistica. Qui il visitatore potrà ammirare delle splendide cicogne allevate proprio all’interno della palude allo scopo di attirare altri esemplari selvatici ricostruendo man mano la rotta migratoria di una specie che un tempo era comune nell’area.

Anche i rapaci notturni, una volta tanto diffusi nei granai delle case contadine, oggi sono sempre più rari. Gufi, civette e allocchi sono oggetto di un altro importante progetto dell’Oasi di Cervara dove è stata allestita l’ “arena dei gufi” nella quale guide naturalistiche esperte consentono di osservare da vicino diversi tipi di rapaci, come un simpatico allocco di Bilbo. Non ultimo, da febbraio fino a giugno, gli appassionati di birdwatching potranno ammirare aironi cenerini, garzette e nitticore nidificare tra le fronde degli ontani e dei salici.

Agli appassionati di avifauna e di foto naturalismo sono dedicati degli osservatori appositi immersi nella vegetazione dove acquattarsi in attesa di catturare in uno scatto esemplari di uccelli anche rari, come il porciglione e il piccolo Martin pescatore, vera “rock star” dell’Oasi dal piumaggio blu, arancione e verde smeraldo.

Testuggini palustri, varie specie di rettili e anfibi popolano l’Oasi dove crescono alberi tipici degli ambienti umidi come l’ontano nero, il pioppo, il salice e il viburno, ma anche le felci, varietà sempre più rara da incontrare in queste zone.

Il calendario delle numerose attività svolte all’interno dell’Oasi di Cervara è consultabile nel sito ufficiale www.oasicervara.it.

(Fonte: Rossana Santolin © Qdpnews.it)
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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