La Valle dei Mulini, cuore pulsante di Segusino per secoli, merita di rinascere: è custode di piccole cascate, un habitat  unico e mulini abbandonati

Segusino ha tanti scorci magici da far conoscere, molti di essi sono abbandonati, trasandati o misconosciuti; per questo è un vero peccato non trasformarli in un fiore all’occhiello che potrebbe cambiare radicalmente il loro futuro.

Uno di questi luoghi è la Valle dei Mulini: un piccolo canyon con gole alte e strette, scavate nei secoli dal torrente Riù, che nasce a monte del borgo di Stramare, attraversa la contrada omonima passando accanto all’ultra centenaria Casa della Sindica e poi sfocia nel fiume Piave.

Un canyon in miniatura che con la sua acqua energica e pronta a scavarsi una strada sempre più ampia. Acqua che ha dato da vivere ai segusinesi per moltissimi anni. Una valle che oggi è parzialmente abbandonata insieme ai suoi mulini e ai vecchi edifici pericolanti costruiti da chi aveva imparato a fare della Riù il bene economico di molti.

Lungo il torrente, in passato, c’erano infatti ben cinque mulini che animavano la vita commerciale locale e, non a caso, l’incrocio dove è stata costruita la Casa della Sindica si divideva in tre strade che portavano alla chiesa parrocchiale dedicata a Santa Lucia, al Bellunese e al passo barche per attraversare il Piave. 

Questa era la zona artigianale più florida di Segusino ben prima del boom delle occhialerie e, quindi, chi voleva venire a macinare la farina, a segare il legname o a farsi realizzare qualche oggetto dal fabbro doveva recarsi necessariamente in questa contrada del paese. Un fiore all’occhiello economico che non merita di essere dimenticato e, peggio, abbandonato al suo destino dagli stessi residenti.

Proprio per queste ragioni l’amministrazione di Gloria Paulon ha predisposto un progetto per rilanciare la parte meridionale della valle, dopo aver già riportato a nuova vita il Sentiero delle acque fino al borgo di Stramare con dei ponticelli sospesi sulla Riù.

“Il progetto (presentato anche per intercettare i fondi del Pnrr, nrdr) prevede il recupero della Valle dei Mulini, degli edifici (in accordo con i privati) e dei mulini stessi, fino ad arrivare alla Casa della Sindica – aveva affermato il primo cittadino a fine gennaio -, con la sua ristrutturazione per realizzare un centro culturale con all’interno una sala auditorium per la musica e un museo multimediale sul tema dell’acqua, filo conduttore di un percorso di rivalutazione turistica del territorio suggellato con la firma del manifesto “Terre dell’acqua” (vedi articolo).

“Vogliamo ridare a questa casa il posto che gli spetta nel nostro Comune – aveva concluso la Paulon -, abbiamo intavolato un discorso con la Soprintendenza e le Belle Arti per il recupero del luogo: c’è la volontà di tutti nell’appoggiare la nostra idea”.

E così è stato: lo scorso giugno il Comune ha acquistato per poco meno di 100 mila euro l’edificio pericolante (vedi articolo) e nelle prossime tre annualità investirà 600 mila euro per restaurare la Casa del sindaco Beniamino Verri e della moglie Clelia Jagër (la Sindica) per farne un centro culturale con filo conduttore un percorso di rivalutazione turistica del territorio che della Riù è debitore.

(Fonte: Luca Nardi © Qdpnews.it)
(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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