Esplorando Sottocroda: la storia di Carla e della sua casa vacanze, pioniera del turismo in Vallata

Chi viaggia da Tovena di Cison di Valmarino verso Lago, passando per il rettilineo di Soller, potrà notare che subito dopo il cavalcavia della zona industriale che affianca la strada c’è un piccolo cartello che indica la località Sottocroda.

Facente parte del Comune di Revine Lago, nascosta dal traffico e dal rumore della strada da un’antica morena del ghiacciaio del fiume Piave, Sottocroda custodisce intatto un borgo abitato, nei periodi più favorevoli, da non più di un centinaio di persone.

Passeggiando per le contrade di Sottocroda ci si accorge di come doveva essere l’atmosfera della Vallata nello scorso secolo, prima che il turismo si accorgesse della bellezza di questi luoghi: gli edifici in alcuni casi sono stati restaurati, ma hanno conservato le caratteristiche delle case di un tempo in pietra, nello specifico calcare selcifero, con i poggioli in legno e qualche affresco, ormai appena visibile, sulle pareti.

A Sottocroda pare che il conglomerato urbanistico abbia origine dalle disordinate divisioni delle eredità: risultava che una famiglia possedesse una casa intera in una via e una sezione di un altro edificio poche strade più in là.

Nei primi anni in cui lo sviluppo turistico aveva iniziato a portare visitatori in Vallata, chi abitava nel borghetto di Sottocroda poteva facilmente mettere a disposizione una camera.

Revine signora Carla Sottocroda

In prossimità della “crosera” e del capitello di San Biagio, quindi la piazzetta del borgo, c’è una casa vacanze, la “Sottocroda House” la cui storia descrive una delle prime realtà pioniere del turismo in Vallata: Carla Van Baal, la titolare di origini olandesi, non poteva immaginare, cinquant’anni fa, mentre lavorava portando il pane, di riuscire a far diventare il piccolo, ai più sconosciuto, borghetto una meta ambitissima per i suoi connazionali attraverso il passaparola.

La sua intuizione le permette oggi di tenere aperto tutto l’anno e di riuscire a raggiungere, tramite i nuovi sistemi di prenotazione, anche clienti in Brasile, negli Stati Uniti e ovviamente, ma da poco, anche qualche italiano. “Ho clienti che vengono qui da quarant’anni, – racconta Carla – tutta gente che ama la natura e che vengono qui per poter fare cose diverse dalla montagna al mare, fino alle città e ai borghi”.

La signora Carla ci racconta che le cose sono cambiate dal secolo scorso e che oggi la gente non sta quasi mai nemmeno una settimana in villeggiatura: “Viaggiare è più facile e meno costoso oggi e la gente vuole vedere più luoghi possibile, non viverli fino in fondo”.

Seguendo i passi di NaturalMenteGuide si scopre che Sottocroda è un punto ideale da cui partire per fare una piacevole passeggiata a diversi livelli: in particolare si può salire di quota fino a raggiungere la “Posa”, dove viene praticato il parapendio, il Passo San Boldo, oppure raggiungendo i laghi.

Scegliendo il sentiero 1035, che deve le sue origini a un’antica strada che collegava Vittorio Veneto a Follina, ci si imbatte nel Pioveson, un torrente di origine carsica che è solitamente secco ma nei periodi di piena diventa una sorta di sifone.

Proseguendo si raggiunge Soller, in territorio cisonese, ed è possibile visitare la chiesa di Santa Giustina e proseguire verso Tovena. Come nota botanica, in questa stagione si incontra lungo il percorso il colchico autunnale, un fiore molto bello che assomiglia pericolosamente al crocus: se quest’ultima pianta è molto apprezzata per lo zafferano, il colchico è classificato come mortale.

Il fatto che molti turisti olandesi e visitatori oltreoceano si siano accorti di Sottocroda prima di molti trevigiani indica che, qualche volta, le deviazioni tortuose sulle comodissime strade provinciali non fanno soltanto perdere tempo e che qualche volta vale la pena persino perdersi.

(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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