L’uomo che vive da solo a Malga Archeset: Gianni Zanotto, 78 anni, unico residente nella località più remota di Possagno

Ci vogliono un paio di ore a piedi per raggiungere Malga Archeset in inverno: forse per questo Cima Mandria appare piuttosto silenziosa e i camosci sembrano quasi stupiti di vedere degli sconosciuti avvicinarsi nella neve.

Abita proprio lassù, da solo, il signor Gianni Zanotto, classe 1943, e non ha nessuna intenzione di scendere a valle. 

Ogni mattino Gianni Zanotto si sveglia, infila le ciabatte ai piedi e ravviva il fuoco. Controlla la temperatura all’esterno, che puntualmente annota su un calendario, e fa colazione con calma.

Quando fuori nevica troppo, esce a spalare: in inverni come quello trascorso questo mestiere richiede diverse ore. Vi è un’intera collezione di fotografie che ritraggono la neve arrivare fino al tetto delle baracche intorno allo stabile principale e altre che mostrano Gianni sul tetto, in mezzo a una bufera, intento a pulire i pannelli solari.

L’importante è riuscire a mantenere un corridoio che gli consenta di raggiungere i generatori di corrente, che sono le uniche fonti di corrente alternativa. È sua moglie, di anni 72, a portargli le provviste con lo zaino: lei, che è rimasta nella casa di famiglia a Felette, sale a Malga Archeset mai più di una volta al mese. Capita che venga a trovarlo anche Ivan Mestriner, un appassionato escursionista di Onigo, che ha fatto strada alle nostre telecamere fino alla malga. 

L’alternativa per raggiungerlo sarebbe una motoslitta, trasportata con un fuoristrada poco oltre il rifugio Da Miet, dove la strada asfaltata diventa percorribile solo con un permesso. Anche in questo caso è necessario fare attenzione alle slavine, che interessano la via fino al Salto della Capra e oltre. 

La strada è provinciale e Gianni, in quanto residente, avrebbe teoricamente il diritto di pretendere l’agibilità tutto l’anno: è però comprensibile che le risorse economiche richieste per la manutenzione di un’area così vasta vengano ritenute eccessive per soddisfare le esigenze di un solo abitante. 

La scelta di Gianni è dettata da una certa ostinazione più che da una reale necessità, in quanto la malga in inverno non riceve molte visite: soprattutto si è imbattuto nella maleducazione di alcuni visitatori e teme atti vandalici e furti alle sue proprietà. 

La sua storia, che parte dalle colline di Felette di San Zenone degli Ezzelini, alterna episodi di vita in montagna, di lavoro nei campi e in fabbrica. Zanotto li ricorda tutti alla perfezione, da quando da bambino andò per la prima volta in alpeggio, a quando suo padre acquistò la malga nel ‘65 per 22 milioni e mezzo di lire e gli amici lo aiutarono a trovare l’anticipo; da quando mollò l’istituto professionale per dare una mano in casa, a quando prese la patente per il camion senza fare nemmeno una guida.

Malga Archeset era solo un rudere all’inizio, pressoché inabitabile e ridotto nelle dimensioni: manze e vitelli venivano mandati lì al pascolo da tutta la zona. Negli anni ’70 una prima ricostruzione aveva ripristinato e allargato la struttura, ma nel ’95 la famiglia aveva lasciato l’alpeggio per sempre: non restava che puntare sul turismo. 

Nel 2000 Zanotto aveva partecipato ad alcune serate organizzate a Borso del Grappa dall’attuale governatore del Veneto Luca Zaia e aveva registrato la frase “Bisogna sviluppare il turismo sul massiccio del Grappa”.

Così aveva fatto, seguendo corsi e riammodernando la struttura per renderla ospitale. “Avevano detto che non bisogna mai abbandonare il sito – ricorda Gianni – e così ho scelto di restare”.

In estate Malga Archeset è una meta molto apprezzata e con i progetti redatti nel dossier Mab Unesco, siglato anche dal comune di Possagno, è destinata a confermarsi tale.

Per chi riesca a trovare Gianni Zanotto in un momento in cui non sia troppo impegnato a svolgere i suoi mestieri lungo i terrazzamenti intorno alla malga e per chi si pulisce le scarpe dal fango prima di entrare in casa, c’è sempre un bicchiere in più per assaggiare la sua “medicina del Grappa”, un’acquavite fatta in casa con fiori d’asperula, e farsi raccontare al dettaglio qualche vecchia storia. 

(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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