Gli anni ’60 in via Schiratti nei ricordi di Piero Gerlin, con le diligenze a cavallo della Sabef e il panorama sgombro fino a Farra di Soligo

Via Schiratti, un tempo chiamata via Soligo, collega il centro pievigino al comune di Farra di Soligo. Negli anni ’60 era una lunga via che non conosceva l’urbanizzazione di oggi e mai i residenti di un tempo si sarebbero immaginati il numero di costruzioni e attività che la caratterizzano oggi.

Provenendo dalla piazza, all’angolo con il “Cavedon” c’era Armando Agnoletti, con la sua calzoleria dove faceva anche riparazioni, un classico “scarper” del tempo. Chissà, forse quando finiva di lavorare faceva un salto alla osteria-trattoria da Baldo proprio attaccata al suo esercizio, gestita dai Cavasin.

Subito dopo Piero Gerlin ricorda il negozio di colori e prodotti chimici di Rodolfo Fanti, con il relativo magazzino una decina di metri più avanti. Dopo la piccola stradina c’era il negozio di dattilomeccanica dove si vendevano macchine da scrivere e calcolatrici ma l’attività di Dall’Olio si occupava anche di preziose riparazioni.

Corriera della ditta di trasporti Sabef

Appena più in là ecco lo studio fotografico di Gianni Spina, (da non confondere con Gianni Spina delle bici!), che dopo essersi spostato un paio di volte lungo via Schiratti si è definitivamente stabilito in via Garibaldi.

Poco oltre a dove oggi si trova l’attività Si.ste.ma c’era la falegnameria di Mario Spina: “Lui fabbricava mobili ma era anche specializzato nella costruzione di bare, perché tra le altre cose gestiva anche il servizio di autobara” racconta Piero.

Dove oggi si trova il negozio Odolmo c’erano i nuovi garage delle corriere della ditta Sabef, acronimo di Società Antonio Baratto E Figli, che avevano in gestione il trasporto pubblico.

Dopo Odolmo, riavvolgendo il nastro della memoria, chi voleva andare a bere la classica “ombra”, dato che il termine “aperitivo” poco suona negli anni ’60, andava all’osteria da Cesare, che si trovava proprio al posto della sala slot Admiral Club di oggi.

1953, Piero Gerlin all’altezza della sala slot: traffico assente e strada bianca

Da quel tratto fino a Soligo c’erano solo case e campi, che si estendevano fino alla località Belvedere, con punto di riferimento il bar Addis Abeba.

“Ad essere precisi – dice Gerlin – all’altezza del cantiere della ditta Battistella c’era una rotonda, oggi rimasta a metà, che si può notare sulla destra provenendo dal centro”.

Prima della rotonda c’era Angelina Longo parrucchiera da donna, subito dopo la rotonda invece il lavasecco del maestro Fermo dall’Antonia. Ripartendo dalla piazza, questa volta seguendo il lato destro di via Schiratti, ci si imbatte nella casa della famiglia Baratto, al suo posto anche oggi, che già dall’inizio del ‘900 si occupava del trasporto pubblico, prima con le fascinose diligenze a cavalli, poi evolvendosi con delle piccole corriere fino ad arrivare a mezzi più moderni.

Antonio Baratto con le sue diligenze a cavallo

Sulla facciata della loro abitazione si vede ancora il loro stemma, una testa di cavallo per l’appunto, a testimoniare il passato della famiglia.

All’interno del parcheggio dove oggi ci sono diverse attività, tra le quali la gioelleria Toffolatti, venivano parcheggiati i loro mezzi, prima di spostarsi dall’altro lato della strada, al posto di Odolmo.

Cinquanta metri più avanti c’era la signora Angelica con il suo negozietto di frutta e verdura mentre altrettanti metri dopo c’era Brunetto Bernardi che aveva uno studio di gestione delle paghe. Lì vicino iniziava l’officina di elettrauto Armellin e Barazza e subito dopo la ditta di autotrasporti Scottà.

1952, Piero Gerlin davanti al cantiere dell’impresa Battistella: nessun fabbricato fino a Soligo

“Arriviamo quindi all’attuale mezza rotonda e lì iniziava il cantiere di Battistella Costruzioni, operante in tutta la provincia. Era davvero una delle aziende più grosse della zona, ha eseguito i più grandi progetti nel territorio dando lavoro a numerosi muratori e operai” commenta Piero.

Siamo alla fine della via Schiratti viva e operativa: non c’era ancora la circonvallazione e da quel punto in poi le attività si diradano e tornano i campi e qualche casa isolata lungo tutto il tratto che si ricongiunge alla località Belvedere.

(Fonte: Alice Zaccaron © Qdpnews.it)
(Foto: Per concessione di Piero Gerlin).
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