Pederobba, il viaggio in Kenya di Alessandro Gobbato per aiutare e dare gioia ai bambini di strada

Ha lasciato per qualche mese il lavoro nella farmacia di famiglia a Pederobba, per restituire gioia e dignità ai bambini di strada che vivono ai margini, accampati sui marciapiedi di una cittadina del Kenya.

Un territorio semidesertico privo di alcuna risorsa economica dove vivono tribù seminomadi del Samburu e Turkana, divise da storiche rivalità per problemi di pascoli e furti di bestiame.

Cosa ha indotto a recarsi in quei luoghi, togliendo per alcuni mesi il camice bianco della farmacia il dottor Alessandro lo spiega in poche parole”.

 La molla che mi ha caricato per intraprendere questa esperienza è stata la curiosità” – confessa Alessandro classe 81 alla sue terza esperienza in terra africana, a 14 ore di viaggio da Nairobi capoluogo della contea di Sanburu, ad est dell’altopiano di Loroghi, tra l’altro una sede vescovile cattolica.

Città di frontiera situata alle porte del grande territorio selvaggio del nord del paese. Questa la motivazione che lo ha indotto a ripetere per la terza volta i cinque mesi di volontariato promossa dell’Avi di Montebelluna e diretta dall’avvocato Francesco Tartini che coordina i volontari.

“Ho deciso di tornare anche quest’anno” racconta Alessandro, dopo la sue seconda esperienza in compagnia di Adriana Livotto infermiera presso un centro di assistenza di Pederobba.

Partito da solo a gennaio di quest’anno. Contagiato dal mal d’Africa, non per la passione per i viaggi esotici, ma soltanto spinto dalla volontà di dare una mano a quei ragazzi di strada, in quel progetto fondato dalla vittoriese Giorgia Zanin.

E pensare che il centro dei ragazzi di strada di Kilora inizialmente non era riconosciuto dal governo locale. “Dopo aver fatto dei controlli si sono ricreduti – afferma Alessandro – Anzi il governatore come ricompensa ci ha portato un quintale di fagioli e altrettanto di riso per i ragazzi”.

“Si tratta di ragazzi di età compresa dagli 8 ai 14 anni, soltanto maschi – sottolinea Alessandro – in quanto le femmine sono più seguite dai loro genitori. Si tratta di ragazzi orfani, o lasciati per strada da genitori affetti da patologie psichiatriche, alcolismo, piuttosto che poverissimi per poter badare a loro”.

“In qualche caso – continua Alessandro, influenzati dai loro compagni convinti di poter godere della libertà senza alcuna costrizione e obblighi scolastici”.

Una condizione che li porta ad essere vittime di abusi sessuali, trafficanti d’organi e sfruttatori di lavoro minorile.

“Se questi ragazzi decidono di venire in questo centro, che dispone di una 15 di posti letto, hanno la possibilità di poter disporre di un tetto, e pasti caldi, rimangono lì per 4 o 5 mesi prendendo parte ad un percorso riabilitativo, con attività ludiche e quant’altro, prima di tornare a casa”.

Un progetto reso possibile grazie ai volontari e ai fondi di tre associazioni l’Avi e Zanetti di Montebelluna, e la Karibù Onlus di Scorzè, e a questo proposito Alessandro lancia un appello per quanti volessero, anche per un turismo responsabile, visionare il progetto per vedere da vicino la realtà e il lavoro prezioso di questi volontari.

(Fonte: Giovanni Negro © Qdpnews.it).
(Foto: per gentile concessione di Alessandro).
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