Il viaggio alla ricerca dei toponimi trevigiani ci porta oggi a Orsago, Comune di 3.800 anime distribuito su un territorio morfologicamente eterogeneo: una porzione arida e ghiaiosa a nord, l’avvallamento del Palù – le paludi – a sud; in mezzo, un’area ricca di risorgive.
Lo stemma comunale (un orso sovrastato da una mano scrivente) e il nome del paese suggeriscono di primo acchito la massiccia presenza in zona del plantigrado ghiotto di miele: ma non è così.
Gli studiosi di araldica direbbero che ci troviamo di fronte a un’arma parlante, ovvero uno stemma nel quale i disegni richiamano il nome del possessore inteso come persona fisica o entità geografica. Esempi eloquenti sono il gambero rosso che campeggia al centro del blasone della nobile famiglia dei Gàmbara, la melagrana simbolo di Granada, i vitelli azzurro e d’oro dei Vitelleschi.
Ma torniamo a Orsago ove, nel IX secolo, si insedia una comunità di monaci benedettini dediti alla preghiera e ai lavori agricoli. Pare siano stati proprio loro a coniare lo stemma dell’orso dedicandolo al confratello Pietro Orseolo I, ventitreesimo doge di Venezia, proclamato santo nel 1731 e verosimilmente proprietario del fondo su cui sorgeva un’abbazia oggi scomparsa. E la mano scrivente? Un’ipotesi la associa alla tradizione amanuense dei benedettini che, ispirati dal motto del loro fondatore Ora et labora, alla preghiera alternavano la coltivazione dei campi e la trascrizione dei testi e che proprio a Orsago avrebbero realizzato una delle prime stamperie della storia.
Il toponimo Orsago, secondo un’altra teoria, potrebbe derivare dalla presenza in loco di numerose ossa, conseguenza di una cruenta battaglia combattuta nell’antichità. Fortunatamente, secondo gran parte degli studiosi, quest’ultima teoria appare poco verosimile.
A questo punto non ci resta che esplorare le contrade orsaghesi alla ricerca di tracce preistoriche, paleovenete romane e benedettine guidati dalle puntuali annotazioni di Giuseppe Posocco, facilmente reperibili sul sito del Comune di Orsago.
(Autore: Marcello Marzani)
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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