Da Miane al mondo del fashion, i futuri colori della collezione Tonet: sì al retail, sì alla sostenibilità e “ritorno all’emozione”

Tutto ciò che conta ancora nel nostro lavoro è dare un’emozione a chi indossa un capo. E la nostra forza sta nel fatto che mia mamma, Lella, prova ancora personalmente ogni capo prima di metterlo a catalogo. Se prova un’emozione lei, allora forse la proveranno anche le nostre clienti”.

Ciò che si deduce da quest’intervista con Stefano Teso, della nota Carella Srl di Miane, è che il settore dell’abbigliamento e, in particolare, quei brand che si rivolgono a una fascia di clientela esigente in termini di qualità e creatività, vivono di proiezioni nel futuro più che di strategie nel presente: quando il dialogo si apre con il mondo intero, la qualità e l’efficienza non bastano più.

Così torna in campo l’ingrediente segreto, l’unico che pare intramontabile persino in un mondo “matto” come quello della moda: dare un’emozione al cliente, raccontando i valori che stanno attorno al prodotto senza troppe parole, bensì attraverso sensazioni.

Se in passato la qualità è stata il vettore con cui raggiungere anche i paesi più lontani, oggi secondo l’azienda, madre del conosciuto brand “Tonet”, sarebbe in atto un cambiamento da accogliere con celerità anche a livello locale.  

“Si parla tanto di Made in Italy, ma lo si valorizza poco. Abbiamo un grande capitale: le persone che sanno fare e che sanno creare con la loro esperienza un prodotto di grande qualità. Noi abbiamo sempre investito su questo, ma non sempre è stato riconosciuto dalle istituzioni. Oggi qualcosa sta cambiando: i competitor sono sempre più bravi e la Cina, di cui si diceva tanto, sa fare anche del luxury di qualità”.

La storia della Carella Srl e poi del brand Tonet arriva agli anni ’60 ed è intrecciata a una storia familiare che ancora oggi si mantiene viva grazie alla gestione di Claudio Teso, Lella Tonet e, già citato, il loro figlio Stefano, fresco di un master in legge alla Bocconi: fu la mamma di Lella ad acquisire la prima macchina da maglieria, dopo un periodo in Svizzera.

Quando le figlie entrarono in attività, l’azienda poté chiamarsi tale e, dopo un periodo da terzista per brand internazionali, iniziò a creare anche proprie collezioni. “L’entrata in gioco di mio padre segnò il passaggio a un nuovo periodo e il brand Tonet si diffuse velocemente all’estero” racconta Stefano.  

Nel futuro, pensando non tanto al 2022, probabilmente ancora influenzato dalla crisi, ma alle stagioni invernali ‘23-‘24, la collezione Tonet, presente oggi in oltre 20 paesi, afferma che si focalizzerà nell’accontentare le esigenze dei mercati locali.

Per quanto riguarda i punti vendita e il commercio al dettaglio, l’azienda si dice ancora fiduciosa in un ritorno del retail, a discapito del predominante e-commerce: “Per la nostra esperienza, captiamo che il pubblico ha una gran voglia di tornare nelle boutique, provarsi i capi e toccarli con mano, prima di acquistarli”.

La famiglia ha garantito un occhio di riguardo anche nei confronti della sostenibilità ambientale: “Non si parla spesso di ecologia nel settore del fashion – ricorda Teso – ma i fenomeni da contrastare sono molti e sotto gli occhi di tutti: ci sono alcuni grandi brand internazionali che non fanno nulla, piccole medie realtà che investono già in questo senso”.

(Fonte: Luca Vecellio© Qdpnews.it)
(Video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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