Percorrendo la Valcavasia in direzione Possagno ci si imbatte nella più evidente delle espressioni artistiche, ovvero il Tempio del Canova, ma anche ai piedi e nei dintorni della maestosa costruzione si celano altre, più intime, forme d’arte.
Le mani esperte di pittori, scultori e artigiani raccontano storie umili ma altrettanto interessanti e non sono pochi a Cavaso del Tomba coloro che creano per mestiere o per hobby.
Uno di quegli artigiani che si potrebbe accostare grazie alla propria creatività al termine di artista, è il cavasotto Silvano Vidorin: nella sua piccola bottega di via Strada Nove, Silvano ha un’attività chiamata “Art Decor” e nello specifico si occupa di restaurare, decorare e ripristinare mobili antichi.
Le sue passioni però oltrepassano questo aspetto e le sue abilità arrivano a comprendere anche la pittura: sulle pareti della sua bottega, nell’area espositiva e nell’ufficio, colorati dipinti ricordano un passato in cui Silvano ha vissuto forti emozioni e anche qualche sofferenza.
La caratteristica dell’esperienza di Silvano, classe 1958, non ha a che fare con la frequentazione di salotti artistici ma inizia con un innato interesse nei confronti del disegno: già da giovanissimo lavorava duramente come cuoco nelle cucine dei ristoranti stagionali e in molti altri locali del territorio, fino a stabilirsi e poi acquisire la gestione di una trattoria e pizzeria a Pederobba, in quello stabile che oggi è chiamato Spiga d’Oro.
Capitava durante i suoi turni che qualche cliente notasse chiacchierando la sua abilità nel disegno e che lo contattasse per insegnargli qualche trucchetto. Vidorin ha portato avanti il suo livello lavorando con artisti come il valdobbiadenese Piero Mancuso e l’illustratore Braio, di cui porta un vivo ricordo e da loro ha imparato a rispettare e poi infrangere le regole canoniche delle varie discipline.
Vidorin svolge il suo lavoro in solitudine e con grande umiltà dal 1993, quando ha deciso di aprire la bottega nel suo paese natale e dedicarsi completamente al mestiere che portava avanti come hobby già da una vita: alcuni dei mobili che detiene hanno un notevole valore proprio per il lavoro manuale che vi viene impiegato durante il restauro e la decorazione.
“Ho conosciuto tante persone di Cavaso che dipingono o scrivono poesie soltanto per se stesse – afferma Silvano – e a proposito, ci sono cuochi che mi hanno fatto capire che esiste anche una sorta di legame anche tra la cucina e l’arte – e poi aggiunge, sorridendo – magari invece è solo un caso”.
Vidorin descrive un ricordo idilliaco di Cavaso: “Tanto tempo fa, prima della statale, Cavaso era un paese di passaggio ed era diventato un riferimento in questa valle. Avevamo alberghi, ristoranti, botteghe e negozietti che vendevano ai passanti prodotti autentici e artigianali”.
La sua speranza, condivisa da molti altri in paese e nel circondario, è quella che dopo la crisi anche queste piccole dimensioni, l’artigianato e l’arte, possano riprendere il proprio posto in una valorizzazione del territorio sinergica che comprenda anche le realtà meno celebri, ma altrettanto degne.
(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
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