Il richiamo all’antica fede e alla Forza di Cristo: Sant’Antonio Abate e SS. Simone e Giuda

CHIESA DI SANT’ ANTONIO ABATE – FARRA DI MEL

Il richiamo all’ antica fede

Il campanile della chiesa di Sant’Antonio Abate a Farra di Mel svetta agile verso l’alto, quasi a voler scrivere con la sua punta i pensieri dei passanti sul foglio azzurro del cielo. La cuspide si confonde con le più alte cime dolomitiche al di là della valle del Piave, i suoi rintocchi echeggiano tra i verdi prati circostanti e giungono lontano invitando la comunità a raccogliersi in preghiera. Un invito secolare, visto che la chiesa, attestata già dal 1448, univa i fedeli che vi giungevano in processione per le rogazioni.

La semplicità della facciata è arricchita da un particolare ed elegante portale del 1621 in pietra d’Istria e marmi policromi e dalla porta in legno dello stesso periodo. Questi due elementi provengono dall’antica cappella di Sant’Andrea di Mel, oggi scomparsa.

Oltrepassata la soglia, il pavimento in pietra locale originale, l’arcone trionfale, il presbiterio con l’altare maggiore e gli altari laterali conferiscono un’elegante sacralità.

La pala d’altare, attribuita alla bottega del Frigimelica, rende chiara l’intitolazione a Sant’Antonio Abate che è posto in posizione centrale con i suoi inconfondibili attributi; il santo è in dialogo con la Madonna in gloria con il Bambino ed è affiancato dal vescovo Sant’Ermagora e dal diacono Fortunato, due figure determinati per la diffusione della fede cristiana nell’antico patriarcato aquileiese. 

Raffinati i due altari lignei laterali del XVII secolo: a sinistra l’altare di Sant’Antonio da Padova, con l’ottocentesca statua del santo e a destra l’altare con la Madonna con il Bambino tra San Sebastiano e San Simone, il cananeo.

Merita una citazione anche la settecentesca asta processionale che dagli inizi dell’Ottocento fu attentamente custodita dalla chiesa di Farra. Si tratta di un prezioso manufatto che venne realizzato dall’artista di origine agordina Giovanni Marchiori nel 1733, particolarmente prezioso per le dimensioni e per l’eleganza del legno dipinto e dorato. Dagli anni Ottanta del Novecento l’asta processionale è conservata presso il Museo Civico di Belluno.

CHIESA DEI SANTI SIMONE E GIUDA – PAGOGNA DI MEL

La forza di Cristo e il valore dell’umiltà

In comune di Borgo Valbelluna e in parrocchia di Mel, in un crocicchio di stradine, in posizione leggermente elevata, innalzata da alcuni scalini in pietra e impreziosita da un decoroso e accogliente sagrato, la chiesetta di Pagogna invita i passati a soffermarsi per poter ritrovare un momento di pace e serenità.

Aperta la porta, appare l’aula elegante e lo spazioso presbiterio di una chiesa secentesca, anche se attestata già nella metà del XV secolo. La tela dell’altare, eseguita nel 1772 dall’artista cisonese Egidio dall’Oglio (1705 1784) e da suo figlio Bartolomeo, porta lo sguardo al Cristo Crocifisso; la croce, appoggiata sul Golgota, è slanciata verso la luce del cielo, dove angeli appoggiati alle nuvole illuminate comunicano la forza della speranza. Gesù è sofferente in croce. Egli ha dato la sua vita per salvare l’umanità; la luce ha vinto sulle tenebre del peccato. E ai piedi della croce si incontrano tre santi: San Francesco, San Simone e San Carlo Borromeo.

San Francesco è in ginocchio, stringe, quasi abbraccia il crocifisso con umiltà e amore, un amore così grande che anche lui sarà degno di portare i segni della croce di Cristo. 

A sinistra, con lo sguardo fisso a Cristo sofferente, si trova San Simone apostolo, contraddistinto dalla sega che sostiene con la mano destra; egli è il titolare della chiesa, protettore dei boscaioli e dei lavoratori del legno, un’attività sicuramente assai diffusa nel territorio. 

A destra spicca San Carlo Borromeo, canonizzato nel 1610. Si presenta in abito cardinalizio, in atteggiamento di preghiera estatica verso il Crocifisso. Lo sguardo a Cristo e la mano che lascia cadere il cappello da cardinale sottolineano il valore dell’umiltà del Santo.

Lo sguardo torna infine a Cristo che dalla croce sembra guardare all’umanità per portarla nella luce.

(Autore: Paola Brunello)
(Foto e video: Simone Masetto)
(Articolo, foto e video di proprietà di Dplay Srl)
#Qdpnews.it riproduzione riservata

Total
0
Shares
Related Posts