Dalla Repubblica Veneziana a Cison, ecco i Buzholà: biscotti col buco ottimi nel latte, nel vino e tra le lenzuola

Uova, zucchero, farina, burro e poi quell’ingrediente segreto che nessun fornaio vuole svelare: sono questi i componenti dei buzholà, dolce tipico della zona della Vallata che nel borgo di Cison di Valmarino trova una variante particolare, diventata ormai tradizione.

In occasione del Vinitaly 2013 questa tipologia di biscotto ha vinto il primo premio come miglior biscotto da abbinare al prosecco, ma un tempo veniva utilizzato anche nel latte, nel caffè o infilato tra le lenzuola per profumarle.

Pare che nessuno si sia mai permesso di cambiare la ricetta di questo biscotto, nato nel veneziano e arrivato a Cison di Valmarino con l’influenza sul territorio di nomi come Gattamelata e dei Brandolini: nemmeno Vincenzo “Cencio” Casagrande, dell’Antico forno “De Poi”, 108 anni con le mani nella farina, che ne fa da portavoce, da promotore e da protettore.

Nella Vallata i buzholà sembrano avere diverse varianti e basta spostarsi di pochi chilometri perché non rappresentino più una tipicità: solo a Tovena, una frazione dello stesso Cison, i buzholà lasciano invece il podio alla prediletta focaccia, di cui si parlerà in un prossimo approfondimento.

C’è chi dice che un tempo questi biscotti venissero utilizzati per profumare le lenzuola: quando non esistevano detersivi profumati alla lavanda, né lavatrici né prodotti di questo tipo, alcune donne sceglievano questi metodi, che un tempo potevano essere più convenienti.

buzholà 1


“Un professore veneziano – spiega “Cencio” – si è imbattuto in alcuni scritti che suggeriscono che nel 1421 il Doge di Venezia avrebbe regalato proprio questo biscotto ai ragazzi che eccellevano a scuola. Persino il Petrarca, nei suoi libri, ne ha parlato”
.

Quello di Cison è uno dei forni più antichi della provincia di Treviso: 108 anni di lavoro capaci di portare la famiglia Casagrande a conoscere i migliori “trucchi del mestiere”.

Nonostante tutta questa esperienza Cencio, sua madre, sua moglie e i suoi figli nutrono un forte rispetto nei confronti dell’originale ricetta del buzholà, tanto che gli ingredienti che si procura per farli provengono unicamente da contadini locali e non da prodotti industriali. “Sapori autentici significa gusto originale” afferma.

Arrivando al forno De Poi si può notare un gran numero di cartoline, provenienti da tutto il mondo. Sono infatti molti i turisti che, tornando a casa dopo una vacanza nell’Alta Marca Trevigiana, portano con loro una confezione di questi biscotti, in un cesto, assieme ad altri souvenir e delizie del territorio.

In genere, secondo quanto afferma Casagrande, aspettano di arrivare a casa per aprirli, ne mangiano un po’, assaporandoli e forse con un po’ di nostalgia scrivono una cartolina al fornaio, lasciando il loro giudizio.

(Fonte: Simone Masetto © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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